Il podere Trinzano è un luogo di grande bellezza; tra calanchi e grandi affioramenti di gessi bianchi, le argille che confinano con i gessi ne mostrano il talento distintivo.  Su questa ricchezza naturale del territorio si concentra la squadra di persone: Francesco Marchi agronomo giovane e talentuoso, Giorgio Melandri esperto di vino e degustatore professionista e Francesco Bordini, agronomo e wine maker con il pallino dei vini territoriali. In campagna a condurre le vigne Emanuele Liverani e i suoi preziosi collaboratori. È un bel gruppo quello che la proprietà ha messo in campo per coltivare grandi ambizioni. Le vigne vengono ripensate e per farlo bisogna saper aspettare: si decide di espiantarne una parte e far riposare i terreni. Dopo un anno di attesa si mettono a dimora 12 nuovi ettari, soprattutto di uve bianche, che raccontano la sfida più ambiziosa: produrre le migliori albana della Romagna con una nuova idea di vini. Una versione ferma e una spumante, prodotta con il metodo classico della rifermentazione in bottiglia e una lunga sosta sui lieviti.

L’albana ferma è già sul mercato e il nome, “Alle dodici a Montetondo”, rimanda all’ambiente lunare della vicina cava di Montetondo. Alle ore 12 infatti, ogni venerdì, tra le vigne del Podere Trinzano risuona il frastuono delle mine che arriva dalla cava. Il metodo classico si chiama Ysola, ha tempi lunghi e tutto il pathos della strada mai percorsa in Romagna. Le prime bottiglie sono promettenti, ma si attende con pazienza la maturità delle nuove vigne per il sicuro salto di qualità.

Il Sangiovese è finalmente eleganza!

Il sangiovese è uno dei vitigni maggiormente in grado di interpretare le differenze territoriali e può esprimersi su registri diversi, potente o elegante, e con un repertorio di profumi che spaziano tra frutto e speziature. I gessi regalano al sangiovese eleganza a piene mani e i tratti floreali che raramente emergono da altre parti. I vini di Terre della Rocca sono pienamente in questo stile: Furha più immediato e fruttato, Trinzano più austero e speziato, Graben più ricco e più nell’idea classica della riserva.

In tutti i casi, grande equilibrio e finezza, profondità senza inutile peso.

Riqualificazione e tutela del territorio, nuove vigne e nuovi alberi

Il Podere Trinzano rappresenta un esempio di recupero e tutela del territorio che comprende oltre 50 ettari.

La riqualificazione ha riguardato inizialmente un importante lavoro di regimentazione delle acque con drenaggi che viaggiano sottoterra e con il ripristino dei fossi, scongiurando il rischio di movimenti del terreno e frane. Per consolidare ulteriormente le rive e le carraie sono stati piantati nuovi alberi: 150 giovani cipressi, segno distintivo del podere, e una collezione di alberi di frutti antichi e dimenticati che raccontano la storia del posto e che costituiranno un percorso culturale ed ambientale per la collettività.

I 12 ettari di nuova vigna sono quasi interamente costituiti da vitigni autoctoni e la scelta della genetica, ovvero della coppia portainnesto e clone, è stata oggetto di uno studio innovativo che ha analizzato terreni ed esposizioni. Tra tutti spicca un vero e proprio giardino -la Vigna di Caterina-, in cui l’albana è allevata a pergoletta romagnola. Vigna Caterina raccoglie diverse genetiche di albana e rappresenta una vera e propria arca di Noè del vitigno. La pergoletta è una forma di allevamento, in gran parte abbandonata a causa della complessità di gestione, che ha la capacità di proteggere meglio ed ombreggiare l’uva dal caldo estivo. I nuovi vigneti sono dotati di un sistema di irrigazione di soccorso che riutilizza sia l’acqua piovana raccolta nel piccolo lago posto al centro della proprietà che le acque del Consorzio irriguo Isola (che gestisce due laghi nel fondovalle e del quale Terre della Rocca fa parte).

Tanto anche il lavoro dedicato al suolo in conversione bio. Si predilige la tecnica del sovescio che consiste nella semina di miscugli di erbe che vengono interrati tra i filari. Questa soluzione naturale ha permesso un arricchimento del terreno ed una maggiore capacità di trattenere l’acqua piovana per restituirla alle piante quando ne hanno maggiore bisogno, oltre che una preziosa biodiversità che ci ha permesso di introdurre in pianta stabile 10 alveari produttivi di miele di ottima qualità.

Oggi Terre della Rocca non è più solo un vigneto ma un luogo ove storia, cultura e qualità si fondono gettando le basi per una valorizzazione dell’intera valle.